IL LIBRO
La parola deriva dal nome della corteccia interna dell’albero (libro, appunto) ed in
particolare dalla scorza del papiro da cui vennero prodotti i primi fogli su cui scrivere.
Il libro è un oggetto comune, talmente diffuso, che - come accade per tutto ciò che si
trova facilmente a portata di mano - si finisce col farci poco caso.
Quasi tutti posseggono almeno un libro e, forse, anche più di due.
Non è altrettanto certo però che quasi tutti li adoperino per l'uso a cui sono destinati.
C’è chi li lascia impolverare sulle mensole della libreria, c’è chi ogni tanto ne prende
uno in mano per rialzare un piano, si trova anche perfino qualcuno che li legge. C'è chi
lo fa a letto la sera prima di addormentarsi, chi seduto in poltrona mentre guarda
distrattamente la tivù e chi se li porta meditabondo perfino in bagno: ogni posto è buono
per sfogliarli.
Il libro accompagna i ragazzi che studiano, i pendolari sui treni, i vacanzieri al mare
sotto l’ombrellone, chi siede sulle panchine del parco. C’è chi ama leggere per diletto e
chi vuole assolutamente documentarsi.
Dall’età scolare alla senilità i libri accompagnano la vita di milioni di persone,
formandone la cultura ed aiutando nello sviluppo del pensiero.
E' un compagno silenzioso che - se consultato - può dire moltissimo.
Nei libri si trova tutta la storia dell'uomo, il suo passato, la storia, le passioni ed il filo
conduttore che lega l'umanità da un capo all'altro del pianeta.
Se non ci fossero i libri a raccontare tutto quello che accade (pur se talvolta anche
fantasiosamente) si perderebbe la memoria delle cose. Finiremmo appesi alle corde
tenui della tradizione orale e non solo la poesia, ma anche altre arti, finirebbero per
smarrirsi e liquefarsi.
Lo sviluppo della stampa ed il progresso tecnologico degli ultimi secoli hanno permesso
all'umanità di disporre di libri in grande quantità ed a prezzo sempre più conveniente.
Sono lontanissimi i tempi in cui ogni volume era prezioso perché unico ed i copisti si
affannavano a replicarlo perché altre genti ed in altri luoghi si potesse leggerlo.
L'uso delle pergamene e della carta di qualità era un requisito essenziale perché il libro
potesse resistere agli oltraggi del tempo.
Oggi forse si sta andando nella direzione opposta: carte di scarsa qualità che
probabilmente non resisteranno nei decenni (non parliamo di secoli), la cosiddetta
digitalizzazione su supporti elettronici (esempio i CD) che sono al tempo stesso precari
per la capacità di resistere all'usura ed alla luce ed anche alla obsolescenza del
riproduttore su cui possono essere utilizzati.
Quasi certamente fra un decennio tutti i supporti che conosciamo (Floppy, CD, DVD,..)
saranno superati ed i relativi lettori non saranno più prodotti. Bisognerà ogni volta
riconvertire queste memorie su altre, in un perpetuo affannarsi all'inseguimento della
tecnologia, perché si rischia di ritrovarsi in mano documenti irrecuperabili.
Ancora peggio che scovare in soffitta un vecchio filmino in super otto (che almeno lo si
può scorrere a mano in trasparenza) su cui c'è ripresa una gita dell'infanzia essendo
incapaci di reperire un vecchio proiettore.
Affidiamo la memoria a cose che rischiano di non custodirla più così a lungo come si
sperava.
Questo non vuole essere l'elogio di un mondo che scompare, come quelle piccole librerie
in cui il libro ci appare un oggetto vivo, negozietti in cui odore di carta e inchiostro ha
talmente impregnato le pareti e le scaffalature da personalizzare il locale, così come
l'odore della cucina connota la trattoria di campagna.
Oggi i libri li si trova dappertutto: nei grandi magazzini, nei supermercati, nei dispenser
sgranati in alcune metropolitane. La cultura si è globalizzata come le scatolette di tonno
e le banane.
I volumi sono adesso più colorati, appariscenti, esibiti con una attenta gestione dettata
dal marketing, pubblicizzati nei talk-show, inseriti nella filiera della promozione.
E' certamente un bene per molti versi: ma si sta perdendo la voce del vecchio libraio che
- per averli letti tutti - sapeva suggerirti, sapeva consigliarti, ti accompagnava quasi con
mano alla scoperta di un autore o di un saggio. Oggi devi fidarti solo della quarta di
copertina o del risguardo interno o di un amico che l'ha letto prima di te.
(Suggerirei – a chi non l’avesse visto – il bellissimo film “84 Charing Cross Road” con
Anne Bancroft e Anthony Hopkins, tratto dall’omonimo libro di Helene Hanff, in cui il
tema è trattato in modo straordinario e coinvolgente.)
Esiste una crisi delle piccole librerie, come delle vecchie botteghe, fagocitate nella
spirale di un sistema economico che emargina e mette fuori mercato chi non gestisce
grandi volumi di merce e non può – di conseguenza – promuovere grandi sconti.
Forse sta per chiudersi un ‘epoca ed un mestiere: così come accaduto per gli arrotini, gli
spazzacamini, i riparatori di ombrelli.
Un mondo dove le farmacie sembrano supermercati ed i supermercati hanno anche la
farmacia, dove non ci sono più le edicole di una volta, dove si smantellano le vecchie
cabine del telefono - diventate diseconomiche per il proliferare dei cellulari - dove dai
tabaccai si paga il bollo dell’auto, l’ufficio postale vende anche gli ultimi successi
discografici e le banche distribuiscono polizze assicurative, non ci si può sorprendere se
le piccole cartolerie e le piccole librerie spariscano per lenta asfissia.
D’altra parte, oggi, non si cerca più la parola sul dizionario, ma su internet.
E le
ricerche, fatte dagli scolari rigorosamente su Wikipedia, finiscono per somigliare ad un
copia- incolla uniforme. Viene in mente il tempo in cui l’unico motore di ricerca era il
libraio, e le ricerche scolastiche andavano costruite sfogliando pazientemente i testi.
Il libro non è solo, “laicamente” parlando, veicolo di cultura. E’ anche strumento di
venerazione a tutto tondo. La tradizione ebraica vuole i ragazzi tredicenni celebrare il
Bar Mitzvah leggendo un brano della Torah, nei paesi musulmani le madrase (scuole)
impegnano i ragazzi nella lettura coranica, nei seminari si studiano la Bibbia e le Sacre
Scritture.
Ma qui ora penso ad un bambino con i libri di Dumas, di Kipling, di Verne e quelli di
Salgari, letteralmente divorati in modo febbrile in un tempo che non c'è più. Penso ai
volumi studiati per superare gli esami. Penso a librerie con gli scaffali gonfi e ricurvi dal
peso della carta, alle pagine sfogliate con la cura con cui si accarezza un volto amico.
Penso infine che sin dal primo inciso cuneiforme sulla pietra, sin dal primo segno
tracciato sul papiro, l’uomo abbia intravisto nella scrittura — e nel libro che la conserva
- il sogno di parlare alle generazioni future e custodire la memoria.