In prima analisi viene preso in considerazione un volume del 1537. La copertina non è quella originale, ma il risultato di un precedente restauro eseguito presumibilmente nei primi del 900. Questo libro si presta ad una serie di considerazioni relativi ai tipici problemi che insorgono nel trattamento dei testi antichi.
Visibili i danni prodotti dal cattivo maneggiamento, dall'usura meccanica, l'abbrunimento (ossidazione della carta), l'effetto dell'idrolisi (perdita della percentuale di acqua normalmente contenuta nella fibra), urti, lacerazioni, rattoppi, insetti che si nutrono delle colle organiche utilizzate. Particolarmente evidente è la conseguenza della trazione esercitata sulla parte superiore del dorso, dovuta alla abitudine di estrarre il libro dalla biblioteca tirandolo dall'alto.
Ad un'analisi approfondita si nota che la rilegatura è "incartonata", significa che la copertina è costruita direttamente sul libro cucito, utilizzando, come elemento di ancoraggio, le estremità delle corde, le parti che trattengono la cucitura assicurando la trazione trasversale. Queste appaiono in rilievo sul dorso della copertina.
Per ottenere una rilegatura incartonata si procede in questo modo: nei piatti di copertina vengono praticati dei fori in corrispondenza della posizione delle corde (la parte rimasta libera), qui vengono infilati i capi liberi. Opportune battiture impediscono alle estremità delle corde sfilacciate, di sfilarsi.
Attraverso particolari lavorazioni del dorso (il morso) e calcoli di spessore, si fa in modo che il piatto di copertina si posizioni perfettamente.
La conoscenza del procedimento risulta indispensabile per operare correttamente nel restauro. In questo caso la pelle ricopre direttamente il volume, prendendo la forma degli elementi sottostanti.Si comprende, a questo punto, che i rilievi sul dorso non sono altro che le corde su cui si avvolge la cucitura. La distanza tra un rilievo e l'altro si chiama "casella" dove si collocheranno i dati per l'identificazione del contenuto.
Le distanze e la proporzione matematica è ricavata da tavole di conversione (vedi blog specifico) che permettono di ricavare spaziature armoniche e corrette su qualsiasi formato. Ogni copertina sporge di ca 4 millimetri su tre lati rispetto al testo.
Gli utensili necessari alle operazioni di smontaggio sono elementari, il loro utilizzo semplice, ma i danni che possono produrre sono enormi!
Prima di qualsiasi intervento bisogna verificare l'edizione, controllare la completezza, la successione testo-tavole.
E' importante evidenziare i danni maggiori, comprendere la loro origine, per decidere di conseguenza quali interventi eseguire. Teniamo conto che ciascun libro ha la sua storia e un suo destino. Assurdo pretendere di prolungare la vita a tutti i libri.
Due i tipi fondamentali di restauro: quello conservativo, mirato ad evitare il peggioramento della stato in cui si trova il volume. Il secondo è il grande restauro, in cui si recupera il volume, a volte inevitabilmente si sacrificano alcune delle parti e dei materiali originali. Penso che gli interventi di restauro invasivo, quando visibili, non debbano essere stridenti, ma celare a tutti i costi gli innesti, sbiancare a tutti i costi le pagine, nascondere rattoppi con procedimenti di "cosmesi" esasperato non è opportuno.
L'abbrunimento della carta è dovuto ad un processo di ossidazione, normale finchè contenuto entro certi limiti.
Il fenomeno è accellerato dall'esposizione alla luce e da temperature elevate.
E' sconsigliabile lasciare libri antichi esposti su leggii o conservarli nelle parti alte delle biblioteche, dove il calore della stanza, quando riscaldata, raggiunge temperature a rischio.
La carta è materiale "vivo" ed è possibile, misurando con strumenti di precisione, osservare la variazioni e le deformazioni della pagina di un libro, nelle diverse situazioni atmosferiche (pressione, temperatura, umidità, vento, secco,...) Inoltre ogni sollecitazione meccanica produce una lievissima alterazione superficiale, che moltiplicata per milioni di volte (pensiamo ad un libro importante con 400 anni di storia) influisce pesantemente sullo stato di conservazione.
Il sistema più diffuso per ridurre lacerazioni è sempre stato quello di applicare un frammento di carta di dimensioni superiore incollandolo in modo tale da rinforzare il punto danneggiato. Questa abitudine, oltre a presentare problemi di compatibilità tra carte di diversa composizione, può coprire parte di testo. Se poi i rattoppi sono su decine di pagine e nella stessa posizione si deforma la struttura e lo spessore del volume. Per questo motivo si predilige l'innesto.
Si comincia con la sfibratura dei margini con il bisturi. Il foglio è posizionato su un cristallo e con paziente opera manuale vengono preparati i margini per l'innesto.
Il risultato è di predisporre la pagina all'inserimento delle aggiunte. Il materiale per eccellenza è la carta giapponese, caratterizzata da fibre estremamente lunghe ed elastiche, non sottoposte a collatura.
Si posiziona una strato di carta giapponese sotto alla pagina, poi si stende un primo strato di metilcellulosa liquida, si sovrappone un secondo strato di carta giap. poi un secondo strato di MHTC. Dopo l'asciugatura si è pronti per asportare la parte eccedente della carta innestata.
il prossimo blog blog sul lavaggio del libro.