Marco Predazzi, Magnificat, Gallarate 2017

considero un privilegio aver eseguito/interpretato l'impegno di Marco Predazzi, una delle persone più ammirate per la sua concreta opera medica e dedizione per la città.

Abbiamo bisogno di esempi di riferimento, per lui il plauso condiviso in funzione di un traguardo da conseguire tutti insieme, Augusto A.

Maria è uno dei più affascinanti enigmi della cristianità: vergine e madre, corpo sensuale che dona la vita e corpo spirituale che accoglie il figlio di Dio, intorno a lei si sono appassionati laici e religiosi, scettici e credenti, e soprattutto l'uomo semplice che attraversa questo mondo senza ancore sicure contro la sofferenza e la paura.
Maria è corpo, sangue, dolore, eppure la sua voce sembra provenire da uno spazio cosmico, rarefatto, solcato ora da vibrazioni commosse e ora da lampi di intensa intimità con il lettore, quasi a dimostrarci che nessun mistero si può svelare e comprendere se non sappiamo offrigli in cambio la nostra autenticità.


Il mito della Madre Vergine affonda le sue radici nella millenaria tradizione mediterraneo-mesopotamica ed attraversa i secoli fino a giungere a noi con l'intatta suggestione che i versi della poetessa milanese restituiscono ad una dimensione universale, addirittura cosmica, nelle sue immagini  ad un tempo profondamente umane e spirituali. Le foto “materiche” di Marco Predazzi sui versi del “Magnificat” “di una visionaria Alda Merini ci presentano una maternità dalla dimensione cosmica e drammaticamente intrisa di mistero, una vergine Maria metafora universale dell'ancestrale sospensione della vita umana fra terra e cielo, materia mater e spirito divino.

La nemesi di un tempo saturo di immagini, dominato dalla comunicazione visiva, è una sempre più diffusa capacità di guardare, come se l'orgia degli occhi avesse generato una sorta di cecità del cuore.  Il diluvio mediatico, con i suoi stereotipi e la sua spettacolare immediatezza, destinata ad un consumo “usa e getta”, rischia di compromettere proprio quella metalessia, las facoltà di leggere “oltre” che è all'origine stessa dell'esperienza visiva nel momento in cui questa diviene “arte”.

in realtà prima ancora che rappresentazione o distorsione del reale, prima ancora che comunicazione o messaggio, l'immagine è innanzitutto conoscenza, porta d'accesso all'anima celata delle cose, pellegrinaggio al motore occulto del mondo.

Nello scorrere indistinto del vivere la fotografia ha talvolta ancora la ventura di fermare lampi di bellezza emergenti dalle viscere segrete dell'essere, rivelando luci da una profondità dimenticata, là dove la lotta inesausta tra la vita e la morte lascia trapelare echi dolci e dolorose di una bellezza perduta.


Una bellezza che non è rappresentazione della verità, ma la verità stessa come intuisce il Poeta, l'unica verità che ci è data, selvatica e sfuggente, ribelle ad ogni elaborazione epure così struggente nel suo specchiarsi in un'eternità che non ci è lecito neppure ipotizzare.
Rive e derive, approdi e naufragi della vita che non forniscono e non richiedono spiegazioni, ma solo ascolto, intelligenza degli occhi e silenzio dell'anima.

Sono parole minime quelle che il poeta ha appuntato sul biglietto della metropolitana
Fragili visioni le linee tracciate dal pittore sul tovagliolo del ristorante
Gesti ordinari quelli dello scultore coi suoi pensieri d'argilla
Impercettibili vibrazioni nelle mani dell'orafo consapevoli di un sogno prezioso
Sono parole minime fragili visioni, pensieri d'argilla
Impercettibili vibrazioni ma sono il palpito della materia l'emozione della terra
Il respiro del cielo la via maestra dell'universo
Parole che non possono essere ascoltate visioni senza pubblico pagante
Cattedrali dell'anima senza fedeli profezie sussurrate disperse dal vento

Eppure inquieti figli dell'invisibile mendicanti della bellezza visionari incurabili
non hanno mai smesso di cercare la parola perfetta l'immagine rivelatrice
Per ciò che non può essere detto ciò che non può essere rivelato
eppure muove tutte le cose verso un destino ignoto
Che rende infide le fedi e le rassicuranti liturgie del presente insopportabile
Cercatori d'infinito seguaci del mistero saltimbanchi della creazione
Poeti artisti musici disadattati cronici ignari strumenti della muta sinfonia del cosmo
“Nella veglia del reale” 2007